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Aree dense di transizione e libere

Aree dense di transizione e libere, come già definite nelle NdA del PTC2 della Provincia di Torino dalle prescrizioni che "esigono attuazione" (TITOLO II - CAPO I Art. 15).

Ai fini dell'osservanza delle stesse il PTC2 precisa la qualità delle aree da assoggettare a specifica disciplina e ne definisce le modalità di determinazione sulle Linee Guida (allegato 5, Consumo di Suolo); le stesse riviste in sede di formazione del Progetto Preliminare del PTGM della Città metropolitana di Torino hanno prodotto un aggiornamento del dato per tipologia e copertuta del territorio confermando la specificità delle aree:

a) AREE DENSE costituite da porzioni di territorio urbanizzato, anche poste in prossimità del Centro Storico (o dei nuclei storici), aventi un impianto urbanistico significativo, caratterizzate dalla presenza di un tessuto edilizio consolidato e dalle funzioni di servizio qualificato per la collettività

b) AREE DI TRANSIZIONE costituite da porzioni di territorio poste ai margini degli ambiti urbanizzati, caratterizzate dalla limitata estensione e dalla possibile presenza delle infrastrutture primarie

c) AREE LIBERE costituite da porzioni di territorio esterne al tessuto urbano consolidato o ai nuclei edificati, caratterizzate dalla prevalente funzione agricola e forestale anche in presenza di insediamenti minori o sparsi

d) SPAZI LIBERI INTERCLUSI costituiti dalle porzioni di territorio ancora libere ma di fatto costrette in aree urbanizzate

- Il servizio WMS (Web Map Service) associato riproduce la mappa spazialmente georiferita con specifiche tecniche definite dall'OGC (Open Gis Consortium) e può essere visualizzata tramite strumenti software o visualizzatori web, utilizzando l'apposita url.

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Il PTGM, a partire dall'esperienza maturata in 10 anni di applicazione del Piano territoriale di coordinamento (PTC2, 2011), ha rivisto, aggiornato e precisato la metodologia per l'individuazione delle aree dense, libere e di transizione.

Per aggiornare il disegno delle morfologie urbane ed il modello delle aree dense di transizione e libere, si è fatto ricorso alla definizione delle località fornito da Istat, successivamente ripresa dalla Regione Piemonte in merito alla perimetrazione del centro o nucleo abitato ai sensi della l.r. 56/1977, come modificata dalla l.r. 3/2013 e dalla l.r. 17/2013: definizione di criteri e indicazioni procedurali.

L’identificazione territoriale del contesto urbano e, per contro, delle aree libere da tutelare, avviene pertanto attraverso un processo di analisi geografica a partire dall’edificato riportato nella Base Dati Territoriale di Riferimento degli Enti piemontesi - BDTRE , e si articola in più fasi.


FASE I: è applicato un buffer di 70 metri all'edificato individuato nella BDTRE

FASE II: attraverso l’incrocio spaziale con il dato delle località prodotto da Istat, le geometrie risultanti dalla FASE I sono state battezzate, laddove geograficamente coincidenti, come centri abitati e località produttive

FASE III: le geometrie escluse per mancata corrispondenza geografica dal processo di attribuzione (centri abitati e località produttive) risultante dalla FASE II, sono successivamente state sottoposte ad un processo di "riciclo" (cfr. FASE I) con applicazione di un buffer di 40 metri in modo tale da individuare, come da definizione Istat, i nuclei abitati

FASE IV: alle perimetrazioni risultanti dalle operazioni di cui alle fasi II e III è applicato un contro-buffer di 70 metri su centri abitati e località produttive e di 40 metri sui nuclei abitati.

FASE V: dal disegno risultante, al fine di preservare da possibili processi di espansione urbana i contesti prevalentemente agricoli e naturali, vengono escluse le aree con le seguenti caratteristiche:

- numero di edifici < 10

- conurbazioni ricadenti in ambito agricolo con uso del suolo prevalentemente agricolo o naturale (fonte Land Cover Piemonte classe 2 e 3)

Sono inoltre escluse le aree con superficie < 10.000 mq, in risposta all'esigenza di limitare eventuali fenomeni di dispersione e polverizzazione edilizia.

FASE VI: sulle sole aree risultanti dalle fasi precedenti, riconducibili ai sistemi urbani, sfruttando le correlazioni spaziali tra oggetti geografici, si procede con un’ulteriore selezione con riferimento alle Morfologie insediative individuate dal Piano Paesaggistico regionale (tav. P4): il dato areale regionale classifica il territorio in 14 tipologie di morfologie insediative; tra queste sono state selezionate, ed utilizzate per il successivo filtro spaziale, quelle ritenute più propriamente attinenti al contesto urbano densamente costruito, ovvero:

• Urbane consolidate dei centri maggiori (m.i. 1)

• Urbane consolidate dei centri minori (m.i. 2)

• Tessuti urbani esterni ai centri (m.i. 3)

• Tessuti discontinui suburbani (m.i. 4)

• Insediamenti specialistici organizzati (m.i. 5)

• Complessi infrastrutturali (m.i. 9) – limitatamente ai poli della logistica e ai depositi

• Villaggi di montagna (m.i. 12)

Si procede quindi sovrapponendo il dato risultante dalla FASE V con le morfologie insediative selezionate ed attribuendo all'intersezione il valore della morfologia insediativa (per sovrapposizione “prevalente”). Le conurbazioni così risultanti sono "battezzate" come aree dense.

FASE VII: le “eccedenze” risultanti dalla intersezione con le morfologie insediative (FASE VI), sono individuate come "aree di transizione".

Ciò che non è individuato come "area densa" o "area di transizione", è classificato come "aree libera".

Gli "spazi liberi interclusi" all’interno delle aree dense urbane sono mantenuti differenziati rispetto alle tre classificazioni (libero, denso, di transizione), in quanto tendenzialmente liberi, ma potenzialmente compromessi dal contesto urbano circostante.

 

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Città metropolitana di Torino

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GEMET - INSPIRE themes, version 1.0
Edifici Suolo

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